Non riesco a togliermi questa canzone dalla testa.
Sì, è stata proprio una splendida giornata, iniziata all'insegna di pasticcini, caffè e creatività in compagnia di Iris e le sue ragazze, proseguita con l'incontro con una persona che non vedevo da tempo e che in un certo senso mi mancava...una persona che, se conosciuta in un’altra circostanza della mia vita, sarebbe stata senza’altro un amico.
Sai quelle persone che entrano nella tua vita con un ruolo ben preciso ma che col cuore le avverti in un modo diverso, che finisci per perdere ma che non riesci ad abbandonare.
Un omone forte, serio e inamidato, con la sua pesantissima borsa ventiquattrore in mano, che intimidisce al solo sguardo; un’apparenza che contraddice completamente la vera natura dell’uomo che c’è dentro al cappotto, del quale ti sorprende il tono basso e misurato della sua voce, la capacità di ascolto e di mediazione, la voglia di sdrammatizzare.
Mi ha spiegato tanto, con dedizione, ha messo a mia disposizione la sua preparazione e competenza, mai pontificando, mi ha rimproverata e ripresa severamente, sempre nel rispetto della dignità di chi subiva…guardando negli occhi sempre… aggiungendo con la faccia ciò che le parole non arrivavano a dire.
Ho avuto la sua stima, il suo riconoscimento; ha condiviso la mia delusione, la mia amarezza, le mie lacrime, compassionevolmente.
Mi piaceva parlare con lui, mi ritrovavo nei suoi racconti puri fatti di amore, rispetto e gioia di chi apprezza ciò che ha, ciò che fa, di chi gli sta accanto, che vede le sfumature della vita, delle semplici vacanze in famiglia, del vecchietto che costruisce le civette di legno, del bosco di fronte alla casa in montagna...
Non voglio dimenticare ciò che ha fatto per me, non dimenticherò le sue parole, ricorderò la sorpresa del suo abbraccio forte prima di lasciarci…
Pensando a lui ho iniziato questo:
Porterò con me a lungo la sensazione di affetto che ho provato ogni volta che l'ho rivisto, così come porto con me ancora impresso il mio amato professore delle superiori, ormai Giovanni per me, perchè lui è diventato davvero un amico una volta uscito dal suo ruolo istituzionale.
Con lui ci siamo aperti nel pieno dei nostri turbinii ormonali, delle domande esistenziali, di "dove va il mondo", "cosa posso fare io"; lui mi ha fatto conoscere cose che non si trovano nei libri di scuola, i libri della "coscienza" quelli che se non li leggi in quell'età non li leggi più (come "Siddharta"), la musica come poesia, come protesta (i vari Guccini, Bertoli, Battitato, Lolli); lui che invece si trovava nella fase della sua maturità che lo portava a sedersi e a non credere più in certe cose.
Gli scrissi una lettera un giorno per dirgli "Non fermarti" che ogni volta che mi vede mi ricorda, oggi più "vecchio" e stanco di allora, ma sempre il mio Giovanni, che mi prende per mano o sottobraccio perchè la sua timidezza non gli concede di più.
Ci accolse in casa sua condividendo con noi la sua vita quotidiana, viziandoci con le tortine di cioccolata e qualche ripetizione per l'esame di maturità...sembra che siano passati secoli.
Non era epoca di cellulari e così per farsi sentire presente ci regalò una cassetta con delle canzoni, ognuna dedicata a uno di noi; la prima era per me: "Culodritto" di Guccini.
Oggi, con questo cuore pieno di emozione, io dedico a loro, ai miei "amici speciali", queste parole:
“Una stretta di mano, tuo figlio che ride,
la pioggia d'agosto e il rumore del mare,
un bicchiere di vino insieme a tuo padre,
un bicchiere di vino insieme a tuo padre,
aiutare qualcuno a sentirsi migliore […]
la vita rimane la cosa più bella che ho...
E da qui
non c'è niente di più naturale
la vita rimane la cosa più bella che ho...
E da qui
non c'è niente di più naturale
che fermarsi un momento a pensare
che le piccole cose son quelle più vere
che le piccole cose son quelle più vere
e restano dentro di te
e ti fanno sentire il calore
ed è quella la sola ragione per guardare in avanti
ed è quella la sola ragione per guardare in avanti
e capire che in fondo ti dicono quel che sei”.
Nek