giovedì 14 novembre 2013

COPRIASSE MODELLO FOPPAPEDRETTI


Ecco la mia ultima creazione: il copriasse modello Foppapedretti.
E’ stata una necessità farlo perché quello vecchio mi dava fastidio ormai: ridotto a buchi e macchie di bruciato, emanava un odore sgradevole al rilascio del vapore ed era ormai talmente ristretto che non stava fermo.
Solo che ho pensato bene di strappare quello vecchio convinta di averne un altro di scorta e invece “SORPRESA!!!!!!” neanche uno in armadio! E ovviamente è domenica e non posso proprio rinviare a domani lo stiro (anche se mi piacerebbe, ma devo averlo già fatto un bel po’ di volte perché ho una montagna da stirare dietro di me!!).
E così, senza perdere tempo:


ho ritagliato su misura una stoffa che avevo in casa,
un bel cotone scuro ma elegante, tipo diamante,  
ho recuperato l’imbottitura e il nastrino per la culisse;
ho spillato tutto insieme e . . . 
via di cuciture!
Neanche dieci minuti e il copriasse era pronto, completo di nastro per tirare la coulisse.

Devo dire che è proprio carino vederlo, mi piace persino anche di più stirare: considerando che il mio asse da stiro è perennemente in soggiorno devo dire che con questa bella stoffina è persino bello da vedere.
Che soddisfazione!!!

Confesso che io faccio fatica a trovarli fatti con questa particolare forma allargata, tipica del copriasse della Foppapedretti e quelli che trovo non di marca sono praticamente delle carte veline sintetiche, veramente pessime; quelli originali, invece, non ho la fortuna di trovarli tanto comodamente, perciò, di necessità virtù!

Se dovesse servirvi lo faccio anche per voi, volentieri. A di

Buono stiro a tutte!

Baci

mercoledì 13 novembre 2013

RICORDI

“A crowed room, friends with tired eyes
I'm hiding from you and your soul of ice
My god I thought you were someone to rely on
Me? I guess I was a shoulder to cry on”
(Wham!)

Quasi ogni mattina mi capita di rivedere un amico della compagnia di quando ero giovane e spensierata; quello che per un certo periodo mi ha fatto anche battere il cuore, che mi portava in giro in moto.
La nostra era una di quelle compagnie fatta da tanti maschi e poche ragazze, quelle che ci sono sempre tranne quando ci sono le morose.
Quelle compagnie che, quando oggi incontri qualcuno di loro, guardandosi negli occhi dopo tanto tempo, ti trovi catapultato in quella bella sensazione di leggerezza e felicità, torni a sentirti come allora in un nano secondo.
Ci sentivamo invincibili, ci credevamo destinati alla felicità eterna, non ne avevamo dubbi, e vedere che non a tutti è andata così bene mi suscita ancor più affetto ed alleanza, come se dovessi naturalmente tornare ad avere quel ruolo, essere ancora quella spalla su cui piangere.
Oggi siamo genitori di splendidi figli, non siamo più quelli di allora, abbiamo avuto le nostre gioie, i nostri dolori, le nostre storie, ma non riusciamo comunque a farci mancare una piccola ingenua "coccola", una piccola malinconia per sentirci ancora un pò come allora.
Quanti ricordi, che bei ricordi!
Siamo stati bene.

Baci!

venerdì 1 novembre 2013

INNO ALL'AMORE

“E per quelli che ora piangono / e per quelli che ora soffrono
e per quelli che ora nascono / e per quelli che ora muoiono.

E per quelli che camminano, / e per quelli che ti lodano,
e per quelli che ti aspettano, / e per quelli che ora cantano.

Laudato sii, o mi Signore”


Sono giorni strani questi . . . all’insegna della musica.
Per la verifica di religione mia figlia di 7 anni deve imparare la storia di San Francesco e una canzone con le sue parole più belle: “Laudato Sii, o mio Signore”.
Beh, non è proprio il modo in cui intendevo insegnare lei la bellezza di quest’uomo, di questo canto e di questa musica, né che a volte cantare ti avvicina a Dio più di mille preghiere recitate a memoria (anche perché abbiamo superato, per fortuna, il periodo di “Tu sei la mia vita”  e certi canti ti entrano dentro più di tante parole).
Ci sono molte canzoni che cantiamo a Messa che mi piacciono tanto, alcuni in un determinato stato d’animo al  punto da piangere, da liberarmi. Tra questi “Dolce Sentire” “Padre Nostro” (nella versione Simon e Garfunkel) e “Su ali d’aquila” . . .
Ma a due sono legata più che agli altri: uno è l’”Alleluja (delle lampadine)” perché mi ricorda mia zia Gioia al mio matrimonio. Ci siamo fatte una risata (ricordo ancora il tono delle sue risate divertite a labbra strette e la voce sincopata) subito fuori nel sagrato e ogni occasione che glielo ricordava  perché lei, atea per scelta, rimase piacevolmente colpita dal vedere il Parroco (Padre Emilio) partecipare attivamente “ballando” questo canto e poi giustificarsi “Lo ha fatto anche il Papa quindi spero che nessuno si risenta di questi gesti,. Anche questa è espressione di gioia”. Lei mi disse che la Chiesa avrebbe molti più seguaci con parroci così. Credo anche io!
L’altro è “Per la vita che verrà” di Jovanotti: è stata la mia marcia nuziale (detesto quella della tradizione, sa troppo di finto “e vissero felici e contenti”, tanto per dire!): trovo sia l’inno all’amore, alla vita insieme, senza riferimenti a matrimonio, a coppie etero o omosessuali, a figli o altro “stereotipo” . . .  
Parla di ascolto, di accoglienza, di perdono, di dedizione, di impegno, di fiducia, di famiglia . . . di speranza . . . 
Ciò che serve in ogni rapporto che si vuole creare e mantenere.
Con i miei figli la ascoltiamo tutte le mattine da circa un mese perché hanno trovato il cd sommerso nell’”ordine” della mia macchina. Ci piace tanto, ci mette di buon umore e poi li diverte e inorgoglisce che fosse proprio la canzone del mio matrimonio (me lo chiedono ogni volta che l'ascoltiamo per la prima volta, chissà perchè).   
Per assurdo però mi ha anche suscitato un po’ di malinconia, perché molte cose sono cambiate da quel 2 settembre del 2000.
Quella che mi pesa affettivamente di più è vedere le foto e accorgermi che proprio coloro che ho voluto accanto in un giorno così importante, oggi sono così lontane da me . . . per motivi molto diversi, ma non sono nella mia quotidianità come un tempo, come vorrei.
E per amor loro, per rispetto, per . . . lasciarle libere di vivere la loro vita, io oggi sono senza di loro . . .  
  
noi rimarremo insieme se noi ci capiremo
se ci perdoneremo gli sbagli che faremo
noi rimarremo insieme se avremo volontà
se riusciremo insieme a darci libertà per la vita che verrà”

Jovanotti