“E per quelli che ora piangono / e per quelli che ora soffrono
e per quelli che ora nascono / e per quelli che ora muoiono.
E per quelli che camminano, / e per quelli che ti lodano,
e per quelli che ti aspettano, / e per quelli che ora cantano.
Laudato sii, o mi Signore”
Sono giorni strani questi . . . all’insegna della musica.
Per la verifica di religione mia figlia di 7 anni deve imparare la storia di San Francesco e una canzone con le sue parole più belle: “Laudato Sii, o mio Signore”.
Beh, non è proprio il modo in cui intendevo insegnare lei la bellezza di quest’uomo, di questo canto e di questa musica, né che a volte cantare ti avvicina a Dio più di mille preghiere recitate a memoria (anche perché abbiamo superato, per fortuna, il periodo di “Tu sei la mia vita” e certi canti ti entrano dentro più di tante parole).
Ci sono molte canzoni che cantiamo a Messa che mi piacciono tanto, alcuni in un determinato stato d’animo al punto da piangere, da liberarmi. Tra questi “Dolce Sentire” “Padre Nostro” (nella versione Simon e Garfunkel) e “Su ali d’aquila” . . .
Ma a due sono legata più che agli altri: uno è l’”Alleluja (delle lampadine)” perché mi ricorda mia zia Gioia al mio matrimonio. Ci siamo fatte una risata (ricordo ancora il tono delle sue risate divertite a labbra strette e la voce sincopata) subito fuori nel sagrato e ogni occasione che glielo ricordava perché lei, atea per scelta, rimase piacevolmente colpita dal vedere il Parroco (Padre Emilio) partecipare attivamente “ballando” questo canto e poi giustificarsi “Lo ha fatto anche il Papa quindi spero che nessuno si risenta di questi gesti,. Anche questa è espressione di gioia”. Lei mi disse che la Chiesa avrebbe molti più seguaci con parroci così. Credo anche io!
L’altro è “Per la vita che verrà” di Jovanotti: è stata la mia marcia nuziale (detesto quella della tradizione, sa troppo di finto “e vissero felici e contenti”, tanto per dire!): trovo sia l’inno all’amore, alla vita insieme, senza riferimenti a matrimonio, a coppie etero o omosessuali, a figli o altro “stereotipo” . . .
Parla di ascolto, di accoglienza, di perdono, di dedizione, di impegno, di fiducia, di famiglia . . . di speranza . . .
Ciò che serve in ogni rapporto che si vuole creare e mantenere.
Con i miei figli la ascoltiamo tutte le mattine da circa un mese perché hanno trovato il cd sommerso nell’”ordine” della mia macchina. Ci piace tanto, ci mette di buon umore e poi li diverte e inorgoglisce che fosse proprio la canzone del mio matrimonio (me lo chiedono ogni volta che l'ascoltiamo per la prima volta, chissà perchè).
Per assurdo però mi ha anche suscitato un po’ di malinconia, perché molte cose sono cambiate da quel 2 settembre del 2000.
Quella che mi pesa affettivamente di più è vedere le foto e accorgermi che proprio coloro che ho voluto accanto in un giorno così importante, oggi sono così lontane da me . . . per motivi molto diversi, ma non sono nella mia quotidianità come un tempo, come vorrei.
E per amor loro, per rispetto, per . . . lasciarle libere di vivere la loro vita, io oggi sono senza di loro . . .
“noi rimarremo insieme se noi ci capiremo
se ci perdoneremo gli sbagli che faremo
noi rimarremo insieme se avremo volontà
se riusciremo insieme a darci libertà per la vita che verrà”
Jovanotti